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  1. Apr 2021
    1. Live Pablo: Tu sei un pedofilo? Scotta: Assolutamente no, non lo sono, mai stato Pablo: Sei mai stato nei cimiteri a compiere riti satanici sui bambini? Scotta: Assolutamente no Donna: Mio marito, tre giorni prima di morire, davanti al crocefisso mi ha detto che non ha mai fatto del male ai suoi figli… Giacco: Io voglio a mia figlia… la voglio vedere, anche un giorno, per mezz’ora… perché noi non abbiamo fatto niente di male

      scelta interessante di porre alla fine queste testimonianze così cozzanti con tutta la parte precedente. Lo scopo qui è quello di suscitare dubbi? Un maggiore spirito critico in chi recepisce questa storia?

    2. Ricordate? Lato A e Lato B….

      un giusto invito a non dimenticarsi mai che ogni dinamica ha sempre più voci e che l'esito non è mai scontato. Ma possiamo affermare lo stesso anche di fronte a casi che vedono parole di bambini?

    3. E’ la fine di un incubo. Oppure l’inizio di uno nuovo? Com’è possibile che così tanti bambini abbiano raccontato tutti la stessa storia, ma il Paese non abbia né visto né sentito nulla? Eppure erano a pochi passi dalle case. Perché nessuno li ha salvati? Erano tutti complici? E se non fosse mai accaduto nulla? E se i genitori non fossero diavoli, ma degli innocenti che stanno ancora aspettando i loro figli?

      domande legittime che danno la giusta possibilità a non vincolarsi in una sola direzione della storia. ma con ciò dovremmo, quindi, scardinare anche la diffusa credenza che i bambini siano la bocca della verità.

    4. Quello degli adulti invece trascina i genitori, i parenti e i complici davanti al banco degli imputati. Nessuno di loro rivedrà mai più i propri figli.

      una frase che da sola suscita soddisfazione e gioia e che fa interiormente tirare un grande sospiro di sollievo, come fino ad adesso avessimo trattenuto il respiro inconsapevolmente.

    5. E così a Massa Finalese, polizia e carabinieri cominciano a bussare alle porte delle case e a scardinare l’organizzazione, pezzo dopo pezzo. Il tribunale dei minori emette ordini di allontanamento per portare in salvo i bambini, che trovano alloggio presso famiglie affidatarie o in un centro gestito da suore.

      una sorta di "finale felice" per questi poveri bambini che, adesso, sembrano iniziare ad intravedere una qualche luce, speranza e inizio di una nuova vita "normale" e degna.

    6. Live voci di paese Donna: Se eri di Massa Finalese eri una brutta persona. Nessuno si sedeva a fianco a te. Questo era il clima che c’era. E’ il paese dei pedofili, punto.

      l'uso del tempo verbale al passato potrebbe indurci a pensare che, effettivamente, le persone erano a conoscenza di ciò che avveniva in quel paese.

    7. Il cerchio si stringe sempre di più. Il paese è sconvolto. “Ma come? Il fruttivendolo? Il meccanico? Il ceramista? La maestra d’asilo? Che sta succedendo?”

      una sorta di risveglio dalla perenne trance che sembra costituire la popolazione di questo paese, con conseguente sconcertata presa di coscienza.

    8. Dentro casa sua viene ritrovato un computer, l’unico della parrocchia con la connessione ad internet. Un perito scopre che tra le ultime ricerche effettuate dal sacerdote ce ne sono tre un po’ strane: prima solo “bimba”, poi “hard”, infine “amici dei bambini”. Gli investigatori trovano anche degli stivali, gli stessi descritti da Dario nei suoi racconti. E infine, in un cassetto, un libro che parla di satanismo.

      troviamo in queste righe una sorta di implicita risposta alla precedente domanda di chi sia in realtà questo prete. Non un profilo dettagliato o particolarmente eloquente, ma quanto basta per fornire ai fruitori il necessario.

    9. I pedofili si trasformano in assassini. Ed è sempre lo stesso prete a guidarli, come una sorta di pifferaio magico che di notte risveglia la bestia latente nei genitori, in nome del diavolo e del denaro perché - raccontano sempre i bambini - tutto viene fotografato e filmato. E quelle immagini andranno poi molto lontano. Ma dove? Forse in Belgio, dove proprio in quel periodo veniva arrestato l’assassino dei bambini Marc Dutroux, che aveva scioccato l’Europa ammettendo di far parte di un colossale network di pedofili? E soprattutto, chi è questo prete?

      qui si cerca di tirare un po' le somme della vicenda e cercare di arrivare al cuore e alle motivazioni che hanno spinto a compiere atti così atroci e contro ogni legge di natura e di morale.

    10. Spuntano descrizioni e cartine dettagliate: i bambini conoscono i cimiteri a memoria, come il loro parco giochi. Tutti raccontano la stessa storia. Ecco quindi che sul paese si allunga l’ombra del sospetto più terribile: quello che dentro ai cimiteri avvengano sacrifici umani.

      ulteriore tassello della storia che ci introduce un po' al punto che quasi tutti i lettori e fruitori si sono immaginati fin dall'inizio potesse accadere in quei cimiteri.

    11. Poco a poco, i ricordi dei piccoli alzano il velo su quello che i loro psicologi speravano di non dover scoprire. Il cuore nero della setta. Il culto di Satana, praticato con lunghe sessioni notturne tra tombe e loculi di ben 3 cimiteri della zona. Alcuni bambini ricordano minacce con coltelli e punteruoli. Altri parlano di sacrifici di animali, in particolare di gatti, eseguiti dai loro stessi genitori.

      una cruda descrizione che suscita sgomento per ciò che qui è riportato semplicemente a parole; ma che lascia ancora più indignati se si pensa che queste poche ed incisive parole sono state carpite dalle bocche di piccoli innocenti ancora inconsapevoli di quello realmente hanno vissuto.

    12. Aspetta. Un cimitero, ha detto? “Oh sì”, dice Dario. “I nostri genitori ci portavano lì di notte ad assistere a dei finti funerali”. “Cosa?”

      piano piano si inizia a svelare sempre più chiaramente la dinamica che, pronunciata da un bambino, non fa altro che aumentare sensazioni per nulla positive. parole che pietrificano se lette ed immedesimate inoltre con l'innocenza del bambino.

    13. Persino il prete (secondo l'accusa) ha una doppia vita. Persona stimatissima di giorno, che recita la messa, celebra matrimoni, si rimbocca le maniche e aiuta tutti girando di frazione in frazione, sempre a salutare dal suo furgoncino bianco. Ma di notte si trasforma e diventa il capo di una banda di pedofili. I bambini hanno terrore di lui. Se lo ricordano con la tunica e gli stivaletti col tacco mentre impartisce ordini in mezzo alle tombe in un cimitero.

      qui l'autore sembra svelare uno dei punti più macabri della vicenda che, a inizio stesura, aveva di certo suscitato già grande orrore, rabbia e disgusto per una situazione appena delineata. E in questo punto, ciò non fa altro che fomentare questi sentimenti.

    14. Live voci di paese Donna: Poi si parlava di un prete, che noi conoscevamo bene. L’avevo avuto come insegnante di religione quando ero a scuola io. Era un prete simpaticissimo, un lavoratore, percui noi non ci credevamo, almeno io non ci ho creduto all’inizio. Però lei lo sa bene che c’è sempre il dubbio…

      ancora si pone l'accento sul fenomeno della cecità e sordità volontaria (o opportunamente inconsapevole).

    15. Ma nel giro ci sono anche persone conosciute, apprezzate e assolutamente insospettabili.

      come a dire che tutti in realtà sapevano ma nessuno lo riconosceva. indigna ancora di più la consapevole cecità.

    16. Live voci di paese Donna: C’era una famiglia qui in mezzo… che erano capaci di tutto secondo me. Ma soprattutto avevano molta fantasia Donna 2: Beh certo non avevano una vita tranquilla, sicuramente. Si parlava di loro come gente che già trafficava, che sì… percui per due soldini disposti a tutto

      ulteriore presentazione di classici prototipi di paesani che mostrano mentalità ancora oggi vigenti.

    17. Alcune di queste persone vengono da quella zone grigie fatte di povertà, di dinamiche familiari strane o ambigue, e di arretratezza culturale.

      una probabile "giustificazione" o spiegazione culturale delle dinamiche che hanno dato inizio a questo terribile fenomeno che, a pare mio, altro non fanno che indignare per certe condizioni sociali ancora vigenti in Italia.

    18. Le bocche dei bambini sono torrenti in piena. Ognuno di loro fa il nome di qualcun altro, e di altri adulti coinvolti in un quello che piano piano sembra prendere la forma di un network clandestino di pedopornografia che ha diramazioni ancora sconosciute, nonostante cresca giorno dopo giorno, settimana dopo settimana.

      qui si cerca di far insorgere nel lettore quasi un senso di ritrovata speranza data dai bambini che, con la loro innocenza, sembrano gli unici capaci di far emergere questi orrori.

    19. Live voci di paese Donna: Qui si vive una vita molto tranquilla. Era qualcosa al di fuori delle nostre giornate normali Uomo: Noi del posto, piccoli paesi, ci si conosce tutti. Conoscendo la famiglia, nessuno pensava che potessero… succedere queste cose Pablo: Che famiglie erano? Uomo: Mah io li conoscevo, e per erano persone… normalissime insomma. Non ci pensavo neanche che succedesse poi tutto quello che è successo Donna: Erano famiglie che erano un po’ particolari, che vivevano una vita un po’ particolare, per cui era possibile...

      scopo è presentare le voci esterne.

    20. La notizia arriva ai giornali locali. Il caso esplode. Il paese si riscopre sotto shock, infettato da un nuovo virus, la pedofilia, tanto violento da non avere nemmeno i mezzi per elaborarlo nel proprio sistema.

      scopo è dichiarare apertamente la piaga che affligge il paese.

    21. Passano alcune settimane, ed ecco venir fuori altre storie. Genitori, nonni e zii che abusano di figli e nipoti, e poi iniettano loro sostanze strane con delle siringhe. Altri sei bambini cominciano a parlare.

      scopo è ulteriormente suscitare disgusto.

    22. Ma Dario non si ferma. E’ preciso e puntuale, e riesce addirittura a fare dei nomi e a descrivere dei tratti somatici. I lineamenti, i colori degli occhi, dei capelli. Alcuni bambini, dice, parlano una lingua strana. Poi coinvolge un’altra bambina di un paese della zona. Anche lei viene ascoltata attentamente. I suoi racconti sono molto simili. Sua madre la vende a delle persone cattive, amici di famiglia, che hanno altri due bambini, anche loro vittime di abusi.

      scopo è suscitare orrore e crudeltà.

    23. La Polizia comincia a indagare e ad effettuare perquisizioni a raffica. Nella casa gialla dei genitori naturali di Dario vengono trovati dei giornaletti pornografici. Da una vicina invece gli inquirenti sequestrano una macchina Polaroid.

      scopo è indignare.

    24. La psicologa che lo segue è allibita. “Ma non succede solo a me”, spiega Dario. “Nel giro ci sono anche altri bambini”. “Cosa? Chi? Dove? Quando?”.

      scopo è indignare e disgustare di fronte a queste parole.

    25. Lo portano in alcuni appartamenti del paese, dove lo vendono ad altre persone in cambio di denaro e poi gli fanno delle fotografie con una di quelle macchine che fa le foto subito, come le chiama lui. Lo costringono anche a pratiche sadomaso.

      scopo è indignare fortemente.

    26. Qualcuno in paese dice che, oltre a essere molto poveri, sono anche strani. Che dicono e fanno cose strane. Dario saluta il papà e la mamma e gli dà appuntamento al prossimo weekend. Quello che loro ancora non sanno è che proprio quel 23 febbraio sarà l’ultimo giorno in cui lo rivedranno, perché già da tempo, a loro insaputa, i servizi sociali e il tribunale dei minori hanno azionato i meccanismi del procedimento per sospendere del tutto i rientri del bambino. Dario infatti ha cominciato a raccontare alla maestra – e poi anche alla mamma affidataria e a una psicologa dei servizi sociali che lo segue – di alcuni gravi episodi che si verificano durante le visite nella casa gialla, dove abita la sua famiglia naturale. I genitori e suo fratello maggiore abusano di lui. Ma non solo.

      scopo è suscitare una prima dose di commozione.

    27. Arriva una macchina e si ferma sul vialetto davanti a casa. Scendono un uomo e una donna… sono i nuovi genitori di Dario e sono venuti a prenderlo. Dario infatti non abita con la sua famiglia naturale, è solo andato a trovarli per il fine settimana. Da qualche tempo è stato dato in affidamento alla coppia, perché suo padre e sua madre vivono in condizioni disagiate.

      scopo è presentare una situazione difficile per il bambino.

    28. E’ sera e al piano terra di una palazzina gialla, in mezzo alla campagna modenese, c’è un bambino che gioca in cucina. Ha sette anni, i capelli biondi e gli occhialetti rotondi. Lo chiameremo Dario. Con lui ci sono i genitori e i due fratelli più grandi.

      scopo è dare un primo approccio di normalità come di fronte ad una semplice storia.

    29. In tutto il mondo i media danno ampio risalto all’annuncio della prima clonazione di un mammifero, la pecora Dolly. La sera prima il Festival di Sanremo ha decretato campioni il gruppo dei Jalisse, e il mondo del calcio attende con apprensione il risultato della capolista – la Juventus di Marcello Lippi – contro la Fiorentina.

      scopo è dare ancora un senso di ritrovato controllo nelle dinamiche raccontate.

    30. Questa storia comincia vent’anni fa, il 23 febbraio del 1997. E’ una domenica quasi primaverile, ci sono 16 gradi.

      scopo è spezzare la grande tensione precedente con una ulteriore precisazione di scenario.

    31. L’uomo tira fuori un mazzo di chiavi e apre. I primi a entrare sono i bambini. Sono spaventati, si guardano intorno per cercare la mamma. Alcuni indossano ancora il pigiama. Gli adulti li spingono dentro. Qualcuno ha in mano una pala. L’uomo con la tunica bianca indica un gruppo di bare vicino al colonnato della cappella, a pochi passi da un prato e ordina “scavate”.

      scopo è suscitare sensazioni di orrore.

    32. Puntano dritto verso il cimitero. Ad aspettarli davanti al cancello d’ingresso, sotto a un salice piangente, c’è un uomo accanto a un furgone bianco. Indossa una tunica, anch’essa bianca.

      scopo è quasi suscitare una sorta di orrore in quello che si sta raccontando.

    33. E poi ancora altri, e altri ancora, adulti e bambini, finché una processione silenziosa di cinquanta ombre sfila attraverso il piazzale buio, oltre la Banca Popolare e l’Ufficio Postale, quello prima del curvone, quello in cui tutti sono andati a sbattere almeno una volta.

      scopo è meglio presentare lo scenario non convenzionale.

    34. Pochi portoni più in là, altri due uomini incappucciati si infilano in una stradina assieme ad una figura più piccola.

      scopo è continuare a presentare i fenomeni insoliti.

    35. Ma anche il paese ha un suo segreto. Di sera (dirà poi l'accusa) accadono cose strane. Cose che nessuno vede e nessuno sente. Quando le strade si svuotano, un uomo incappucciato esce di casa assieme a una donna. Con loro ci sono dei bambini.

      scopo è iniziare a presentare i primi momenti di fenomeni insoliti.

    36. Il paese ti guarda, ti guarda sempre. Conosce i tuoi piccoli peccati, i tuoi segreti. E’ come un occhio che si muove di continuo, un orecchio costantemente all’ascolto, a cui non sfugge nulla.

      scopo è suscitare inquietudine.

    37. Il paese non ha nulla di diverso rispetto a migliaia di altri suoi simili. Case basse, poche strade. C’è la piazzetta con il bar e i tavolini all’aperto. Ci sono i pensionati che giocano a carte a due passi dal monumento ai caduti. C’è la parrocchia, il campanile, la scuola… li vedete? La nebbia, per buona parte dell’anno è così fitta che basta quasi farci un passo dentro per sparire nel nulla. Per strada si salutano tutti. Il paese sa chi sei. Sa chi era tuo nonno, com’era tuo padre da piccolo, dove ha conosciuto tua madre. Sa che tua sorella aspetta il secondo figlio, ma dal nuovo compagno. Sa dov’eri due sere fa, con chi eri, cosa hai bevuto, con chi hai parlato, se eri triste o allegro.

      scopo è presentare uno scenario di un tipico paesino italiano.

    38. Provate a immaginarvi un paesino di appena 4mila abitanti circondato in tutte le direzioni da chilometri di pianura e campi coltivati.

      scopo è una prima immersione dei fruitori nella storia.

    39. L’abbiamo intitolata “Veleno” perché lì per lì non te ne accorgi… Poi però, piano piano…

      scopo è spiegare il senso del titolo "veleno".

    40. Sono tre anni che indaghiamo e ci sono capitate cose strane, alle quali stiamo ancora cercando di dare un senso.

      scopo è dichiarare la delicatezza di un caso così complesso.

    41. In questa serie non ci sono attori. Sentirete solo voci vere, di chi questa storia l’ha vissuta, di chi era lì in quel momento.

      scopo è dichiarare la veridicità di quello che seguirà.

    42. E’ rimasto lì, a prendere polvere nel dimenticatoio delle storie inspiegabili, finché assieme ad Alessia Rafanelli non l’abbiamo trovata e ricostruita.

      scopo è indicare la riscoperta di questo caso di cronaca.

    43. Sono Pablo Trincia, e quella che state ascoltando è “Veleno”, una serie audio a puntate che ricostruisce un caso di cronaca nera sparito dalle pagine della stampa nazionale e locale.

      scopo è presentare in maniera diretta il lavoro dell'autore.

    44. Live: Uomo 1: Come si accende questo bottoncino? Uomo 2: Deve premere REC e PLAY…. Uomo 1: REC e PLAY è acceso, quindi è già a posto così? Donna: Ma il microfono è acceso? Uomo 2: Sì sì l’ho acceso io, dietro c’è scritto ON Uomo 1: Quindi questa strada mi dicevi che la conosci? Bambina: Sì Uomo 1: Scegli tu i posti dove vuoi… che vuoi andare a vedere Bambina: Dritto Uomo 1: I posti che ci vuoi raccontare diciamo, indicare Donna: Possiamo andare al cimitero? Bambina: Sì Donna: Ci fai vedere dove si va? Quando non vuoi più, che hai paura, lo devi dire, altrimenti noi non possiamo capire Uomo 2: C’è qualche posto particolare, che ti ricorda qualcosa? Bambina: Quello lì Uomo 2: Questo ponte? perché di lì che facevate? Bambina: Lì ammazzavano dei bambini e… o ballavamo… facevamo tutti quei gesti brutti con i vestiti… poi… Uomo 2: Ammazzavano i bambini come? Bambina: Con quella saetta… non so… quella per tagliare le teste… Uomo 1: Questo succedeva di giorno o di notte? Bambina: Quando c’era buio. Poi quel pratino… Lì, se mi ricordo bene, hanno scavato dei bimbi, e hanno messo dei bambini lì. Uomo 2: Ti ricordi chi ci stava quando succedevano queste cose? Bambina: Mio padre, tutti i bambini, qualche volta mia madre, e...

      scopo qui è evocare un primo episodio suscitando una prima commozione ed indignazione negli uditori.

    45. Sul lato B invece c’è la voce di una delle bambine abusate, registrata dalla polizia davanti ad un cimitero.

      scopo è meglio presentare la dinamica sempre attraverso la metafora della cassetta.

    46. Vi ricordate le vecchie cassette, no? Quelle che si infilavano nello sportellino dello stereo e che a volte dovevi riavvolgere con la biro... Quelle con il lato A e il lato B. Proprio come questa che ho in mano adesso. Se metto in play il lato A... Live: “IT’S A MIRACLE….”

      scopo è chiarire l'accostamento di queste storie con un oggetto "familiare" per meglio coglierne il senso.

    47. Perciò sono andato lì, in quei luoghi, venti anni dopo. Per capire. Perché le storie, anche quando sembrano chiuse, in realtà non lo sono mai. I protagonisti cambiano, si trasformano, vanno avanti, oppure continuano a rivivere il passato, proprio come il nastro di una cassetta da riavvolgere.

      scopo è scuotere le coscienze generali dei lettori su storie che segnano e si ripercuotono per tutta la vita.

    48. Ma questa in particolare mi ha ossessionato profondamente. Forse perché sono anche un padre e non riesco a spiegarmi come certe cose possano accadere.

      scopo è inoltre dichiarare il personale coinvolgimento dell'autore di fronte ad un tema simile.

    49. Quando ho sentito parlare per la prima volta di questa vicenda, mi ha subito incuriosito, perché vivo di storie, è il mio lavoro, la mia passione.

      scopo è dichiarare la finalità di scelta di questo argomento.

    50. Gli adulti vennero condannati a decine di anni di carcere e non rividero mai più i loro figli. I bambini crebbero in nuove famiglie e non tornarono mai più a casa.

      scopo è rassicurare il lettore.

    51. L’accusa era delle più gravi: i genitori, i parenti e alcuni vicini avevano abusato sessualmente di loro per mesi, coinvolgendoli in una lunga serie di rituali satanici all’interno dei cimiteri.

      scopo qui è iniziare il lettore ad una indignazione verso gli abusatori.

    52. Tra il 1997 e il 1998, in due paesi dell’Emilia Romagna, 16 bambini furono allontanati dalle loro famiglie e affidati ai servizi sociali della zona.

      scopo di questa frase secondo il mio giudizio è quello di approcciare al lettore con una iniziale dose di commozione.

  2. Mar 2021
    1. “L’ambiente digitale non è detto che sia il più appropriato per favorire la comprensione profonda e l’apprendimento”

      Non sempre. Molto dipende dalla qualità di ciò che fruiamo e da come ci viene proposto. L'ideale sarebbe un'integrazione "spontanea" tra i vari ambienti ma non imprescindibile per la comprensione.

    2. Se per i testi informativi la carta è meglio, per uno narrativo non sembrano esserci differenze.

      Non credo che questa affermazione sia vera. Anzi, forse sarebbe stato corretto affermare il contrario: i testi puramente informativi si trovano molto bene nei supporti digitali poiché consentono di trasmettere informazioni nette e asettiche che molto bene sono fruite sul canale digitale. I testi narrativi invece, a mio parere, sono maggiormente apprezzabili su supporto cartaceo poiché permettono di entrare nel pieno della storia (anche con immagini, illustrazioni ecc...), e fa' sentire maggiore coinvolgimento. Ciò non toglie, in conclusione, che ognuno - secondo le proprie attitudini - prediliga canali diversi.

    3. Il ragionamento è che niente va perso, dato che ormai per la maggior parte dei testi esistono le copie digitali, e i volumi cartacei finiscono solo a prender polvere.

      Il ragionamento proposto da Marie Kondo, a mio parere, appare troppo superficiale e semplicistico. Sarebbe errato non considerare l'attrattiva e l'utilità dei sempre nuovi ed aggiornati dispositivi digitali che permettono di racchiudere al loro interno miriadi di libri e testi; ma a mio parere nulla può sostituire la materialità di un libro, la consistenza, l'odore e "il calore" che essi emanano. Sbagliato affermare che i libri non usati e letti non interamente debbano essere buttati "per sgomberare dal superfluo": i libri non sono invasori di spazio ma dei piccoli tesori che arricchiscono qualsiasi luogo dove essi vengono riposti.