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  1. Jul 2019
    1. Cum igitur omnia virtutum mandata perficeret, unum ei deerat, ut etiam flagellatus agere gratias sciret. Notum erat quia servire Deo inter dona noverat: sed dignum fuerat ut districtio severitatis inquireret utrum devotus Deo et inter flagella permaneret. Poena quippe interrogat, si quietus quis veraciter amat. Quem hostis quidem ut deficeret petiit, sed ut proficeret accepit. Fieri Dominus benigne permisit quoddiabolus inique postulavit. Nam cum idcirco illum expetisset hostis ut consumeret, tentando egit ut eius merita augeret.

      Se l'elenco precedente riflette evidentemente il punto di vista di Giobbe, l' osservazione gregoriana che lo chiude (Cum igitur omnia virtutum mandata perficeret, unum ei deerat, ut etiam flagellatus agere gratias sciret) fa riferimento a una mancanza che può essere considerata solo alla luce del rapporto dell'uomo con il divino e, più precisamente, considerando quanto appena descritto da un punto di vista che deve necessariamente oltrepassare quello creaturale: quel che manca a Giobbe, scrive Gregorio, è l'agere gratias a Dio anche nelle sventure ed è l'autore stesso a suggerire al lettore, al fine di comprendere meglio il valore di tale mancanza, di considerare le due diverse accezioni della prova cui Giobbe viene sottoposto. Se, infatti, il Signore benigne permisit, il diavolo inique postulavit; è in questo senso che le sventure di Giobbe possono essere ricondotte al piano provvidenziale di Dio, in quanto funzionali all’accrescimento dei meriti della creatura che, al contrario, il diavolo tenta di distruggere.