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  1. Mar 2024
    1. tantodi stelle

      Costruzione partitiva alla latina: aggettivo sostantivato + sintagma preposizionale introdotto da di.

      Tanto di stelle = un gran numero di stelle.

      Permette di concordare il verbo al singolare (arde e cade).

      Se "tanto" fosse aggettivo si avrebbe la costruzione "tante stelle", che richiederebbe però la concordanza verbale al plurale (ardono e cadono).

    2. San Lorenzo

      Forma vocativa. Il vocativo è un elemento nominale, in questo caso un nome proprio, che serve a richiamare l’attenzione di un destinatario rivolgendogli la parola, e a identificarlo selezionandolo fra diversi possibili interlocutori. In questo caso, l'io poetico usa il meccanismo vocativo in maniera fittizia, rivolgendosi direttamente a un'entità che non può interagire, ovvero il santo martire Lorenzo.

      Lorenzo, è stato uno dei sette diaconi di Roma, dove venne martirizzato sulla graticola il 10 agosto del 258, durante la persecuzione voluta dall'imperatore romano Valeriano. La Chiesa cattolica lo venera come santo.

      La leggenda popolare vuole che le stelle cadenti siano le lacrime di S. Lorenzo.

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  2. Apr 2023
    1. opaco

      Che non si fa attraversare dalla luce, oscuro, buio, avvolto nelle tenebre.

      Come non pensare alla Ginestra di Leopardi:

      "[...] questo oscuro

      granel di sabbia, il qual di terra ha nome" (vv. 190-191)

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  3. Mar 2023
    1. tetto

      Sineddoche: trasferimento di significato da una parola a un'altra collegate da un rapporto di contiguità, affinità, in questo caso materiale: la parte per il tutto.

      Alla sineddoche si aggiunge un uso metaforico: "tetto" sta per "casa" e "casa", a sua volta, sta per "nido", che è la casa degli uccelli.

      Il tutto acquista maggiore chiarezza se si pensa che le rondini spesso costruiscono i loro nidi nei sottotetti. Cfr. la dedica dei Poemetti alla sorella Maria: "C'erano anzi, negli anni passati, anche le rondini, quelle che hanno il pettino rugginoso, non bianco, e la lunga coda biforcuta, e il canto più soave e più parlato; ma ebbero che dire con queste loro rissose sorelle del pettino bianco; e se ne sono andate. Ce n'è qualche nido sotto il tetto della chiesa, in un luogo molto ombroso e solitario."

      E poco oltre: "Io non so che cosa succede stamane. Ho sorpreso una viva conversazione familiare dentro un nido. C'erano pigolìi e strilli. Qualcuno alzava la voce. E ne siete usciti in tre o quattro. Che si è deliberato nella capannetta sospesa, che forse è la residenza del capo-tribù? forse l'impianto di nuove case? Fate pure. E buona caccia! Le mosche abbondano quest'anno, come sempre. A proposito: si chiede a che servono le mosche. Chiaro, che a nutrir le rondini. E le rondini? Chiaro, che a insegnare agli uomini (perciò si mettono sopra le loro finestre) tante cose: l'amore della famiglia e del nidietto. La prima capanna che uomo costruì, di terra seccata al sole, alla sua donna, gli insegnò una coppia di rondini a costruirla. Ciò fu al tempo dei nomadi. Le rondini viaggiatrici insegnarono all'uomo di fermarsi. E gli dettero il modellino della casa. Solo, l'uomo lo capovolse."

    2. Perdono

      Ambiguità: si tratta di

      (1) un verbo? In tal caso sarebbe un indicativo presente, 1a pers. sing. di "perdonare": Non tenere in considerazione il male ricevuto da altri, rinunciando a propositi di vendetta, alla punizione, a qualsiasi possibile rivalsa, e annullando in sé ogni risentimento verso l’autore dell’offesa o del danno. In questo caso l'uomo si mostrerebbe in un tutta la sua grandezza morale, riuscendo a perdonare addirittura gli autori della sua morte, come Cristo in croce.

      (2) un nome? Il perdono? In questo caso l'uomo si mostrerebbe nella sua dimensione umana e debole, chiedendo, in punto di morte, il perdono dei suoi peccati? o dei peccati dei suoi assassini? In ogni caso sarebbe una richiesta fatta a Dio, affinché conceda il suo perdono.

      Simbologia cristiana, e anzi, cristologica: da collegare con la "X" del titolo (croce di S. Andrea), agli spini del v. 6 (che rimandano alla corona di spine con cui i soldati romani, con l'intenzione di umiliarlo, incoronarono Cristo poco prima della sua crocifissione) e, infine, alla similitudine della rondine crocifissa (v. 9).

      Tuttavia, in Pascoli, alla "passione", all'insieme dei tormenti e delle sofferenze, non segue una "redenzione". L'uomo e la rondine diventano simboli del dolore universale e della malvagia ingiustizia che regola e governa la vita sulla terra.

      Utile il cfr. con la poesia iniziale di Myricae intitolata Il giorno dei morti:

      "O figli, figli! vi vedessi io mai!

      io vorrei dirvi che in quel solo istante

      per un’intera eternità v’amai.

      In quel minuto avanti che morissi,

      portai la mano al capo sanguinante,

      e tutti, o figli miei, vi benedissi.

      Io gettai un grido in quel minuto, e poi

      mi pianse il cuore: come pianse e pianse!

      e quel grido e quel pianto era per voi.

      [...]

      Un padre, o Dio, che muore ucciso, ascolta:

      aggiungi alla lor vita, o benedetto,

      quella che un uomo, non so chi, m’ha tolta.

      Perdona all’uomo, che non so; perdona:

      se non ha figli, egli non sa, buon Dio...

      e se ha figlioli, in nome lor perdona.

      Che sia felice; fagli le vie piane;

      dagli oro e nome; dàgli anche l’oblio;

      tutto: ma i figli miei mangino il pane." (vv. 73-81; 88-96)

    3. aspettano, aspettano

      Anafora interna.

      Cfr.: "Spariva a gli occhi il mondo fatto vano.

      In tutto il mondo più non era alcuno.

      Udii voi soli singhiozzar lontano —" (Il giorno dei morti, vv. 100-102)

    4. Ora

      Ora: avverbio di tempo

      Là: avverbio di luogo

      Quel (verme): aggettivo dimostrativo

      Quel (cielo): aggettivo dimostrativo

      Sono tutti elementi deittici, che cioè per essere correttamente interpretati richiedono l'accesso da parte del lettore al contesto extralinguistico ed extratestuale. Ora quando? Là dove? Quel verme quale? Quel cielo quale?

    5. io

      Normalmente, in italiano non viene esplicitato il pronome personale con funzione di soggetto. In questo caso, quindi, la sua presenza è voluta. Serve a sottolineare la soggettività dell'io poetico che dice "io", creando un contrasto tra sé e gli altri. Lui, non gli altri.

    6. atomo

      Nella struttura della materia, la più piccola particella costituente un elemento chimico, del quale conserva le caratteristiche. Qui ad indicare che la terra è piccola e insignificante.

    7. un grido

      Sinestesia: figura retorica che consiste nell'associare due termini che si riferiscono a sfere sensoriali diverse. A un'immagine di tipo visivo (smorfia di terrore stampata sul viso dell'ucciso) ne corrisponde una di tipo uditivo (il grido).

      Mancano i due punti subito dopo "grido".

    8. disse

      Successione temporale apparentemente impossibile. Tuttavia, qui Pascoli cerca di realizzare la simultaneità linguistica tramite la giustapposizione mediata dai due punti, come a dire che le due azioni avvengono praticamente contemporaneamente. Se così non fosse, non si potrebbe né chiedere perdono né perdonare dopo essere morti, né tanto meno farlo prima ancora di sapere che cosa deve essere perdonato.

    9. :

      Una caratteristica evidente delle strofe 2 e 4 è la sintassi franta, rotta, spezzata, frammentata. Quest'effetto è ottenuto mediante un uso non convenzionale di un particolare segno interpuntivo, i due punti.

      Nella lingua standard, i due punti possono essere usati per fare diverse cose:

      • per spiegare, chiarire ciò che si è appena scritto (sostituisce connettivi esplicativi come cioè, ovvero): In Italia le coppie gay e lesbiche non possono adottare figli. L’unica possibilità ammessa è la stepchild adoption: l’adozione dei bambini del partner.

      • per dimostrare ciò che si è appena scritto (sostituisce connettivi come infatti): Non è vero che la ricchezza rende felici: esistono persone ricche che non sono felici e persone felici che non sono ricche.

      • in sostituzione di un connettivo causale come perché: Oggi non vado a correre: piove a dirotto.

      • in sostituzione di un connettivo consecutivo o conclusivo come quindi: Sono stanco morto: non esco stasera.

      • in sostituzione o compresenza di un connettivo di correzione come anzi: Sta per piovere: ha iniziato a piovere.

      • per introdurre una descrizione illustrativa sotto forma di elenco: Ho fatto molti lavori: giornalista, manager, consulente

      • per introdurre un discorso diretto: A un certo punto è sbottata e ha detto: "Vi odio tutti!"

      • per introdurre una proposizione dichiarativa: Penso questo: che sia necessario soffrire.

      Nella strofa 2 e 4, invece, (a parte quello al v. 7, che svolge una funzione esplicativa, quello al v. 14, che introduce un discorso diretto e quello al v. 15, che ha valore causale), i due punti svolgono una funzione temporale, sono cioè utilizzati in sequenza all'interno della stessa frase per introdurre una rapida progressione narrativa, quasi come avviene nel montaggio cinematografico con l'impiego della tecnica dello "stacco", cioè del passaggio netto e rapido (talvolta frenetico) da un'inquadratura a un'altra, che possono essere collegate da legami di tempo e spazio oppure essere scollegate tra loro.

      [Mentre] una rondine ritornava al suo nido, la uccisero. Nell'istante in cui la uccisero, cadde tra gli spini. [A questo punto c'è una sorta di zoom, di ingrandimento] aveva nel becco un insetto, che era la cena dei suoi rondinini.

    10. Ritornava una rondine

      Anastrofe/inversione: l'ordine sintattico normale (Soggetto-Verbo) viene invertito (Verbo-Soggetto).

      Bisogna aggiungere questo: le strofe centrali (2-5) contengono la risposta alle interrogative indirette della strofa 1. Contengono cioè il motivo, la causa per la quale un "sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla". Bisogna quindi immaginare sottinteso al'inizio della strofa 1 e della strofa 4 un'espressione del tipo "Perché quello stesso giorno ritornava..." e "Perché quello stesso giorno anche un uomo tornava...".

    11. concavo

      Che ha la superficie curva e rientrante, cavo. L'aggettivo ha però in Pascoli, quando riferito al cielo, anche il significato di "vuoto": nel senso di "privo" della presenza della divinità, oppure "privo" della compassione nei confronti di ciò che sta sotto, cioè la terra e gli uomini. Cfr. ultima strofa.

    12. so

      Regge due subordinate interrogative indirette introdotte dal connettivo causale con funzione interrogativa "perché".

      (1) So [perché sei triste].

      Alcuni grammatici considerano le interrogative indirette una sottospecie delle completive oggettive (De Santis e Prandi).

      (2) So [che sei triste]

      Serianni precisa che la differenza consiste nel diverso tipo di segnale subordinante o forma di collegamento: che per le oggettive, se, chi, perché, quale, quando, quanto per le interrogative indirette.

      De Santis e Prandi specificano che la stessa varietà di parole di collegamento (nessi subordinanti) caratterizza anche una classe di verbi estranei all'interrogazione, come sapere e vedere.

      Ad ogni modo, il senso della strofa è: "io so la risposta all'interrogativo riguardante il motivo per il quale avviene il fenomeno astronomico delle stelle cadenti."

    13. lo

      Pronome personale con funzione di oggetto diretto: (1) lo so = so questo/quello (2) l'ho visto = ho visto lui/questo/quello

      In questo viene è usato in maniera superflua: anticipa le due proposizioni interrogative indirette dipendenti dal verbo "so". Si tratta di una costruzione sintattica marcata tipica del linguaggio orale che tecnicamente si chiama dislocazione a destra. Lo scopo di questa costruzione particolare è quella di dare all'enunciato una maggiore intensità espressiva rispetto a una struttura non marcata. Es.: (3) Lo vuoi il caffè? = Vuoi il caffè? (4) Lo sai che... = Sai che... (5) Te l'hanno detto che... ? = Ti hanno detto che... ?

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