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  1. Jan 2020
    1. pretensioni

      pretensióne1 (meno com. pretenzióne) s. f. [dal lat. tardo praetensio -onis, der. di praetendĕre «pretendere1»], letter. – 1. Il fatto di pretendere, nelle varie accezioni del verbo, sinon. spesso del più com. pretesa. In partic.: a. L’azione o l’atteggiamento di chi pretende di avere cose a cui non ha pieno diritto o di far cose superiori alle proprie forze: avere, avanzare delle p. su un territorio, su un possesso; che cosa è la nostra pretensione di conoscere il vero? (Leopardi). b. Stima eccessiva di sé, delle proprie capacità o possibilità: una persona piena di pretensione; stupide pretensioni di certi scienziati di cuor meschino (Pirandello). c. Riferito a oggetti, ornamenti, capi di abbigliamento, all’arredamento di ambienti, a locali pubblici, e sim. (di solito in complementi di qualità o di modo), ricercatezza, ostentazione di lusso, di raffinatezza, o più semplicemente ambizione di apparire di qualità o livello superiore: un abito di buona stoffa, ma senza pretensioni; un salotto di troppa p.; un ristorante carissimo e di gran pretensione. d. Richiesta di retribuzione troppo elevata, di ricompense o riconoscimenti eccessivi: sul principio ci fu un po’ d’incaglio per la scarsezza di lavoranti e per lo sviamento e le pretensioni di pochi ch’eran rimasti (Manzoni). 2. In araldica, armi di pretensione, armi di dominî sui quali un sovrano vanta diritti e che inquarta con la propria arme.

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    2. ingiuria

      ingiùria s. f. [dal lat. iniuria, der. dell’agg. iniurius «ingiusto», comp. di in-2 e ius iuris «diritto»]. – 1. Nel sign. originario, ogni azione contro il diritto, sinon. quindi di ingiustizia, intesa soprattutto come violazione delle norme giuridiche (e pertanto meno grave di iniquità che è violazione dell’equità): D’ogne malizia, ch’odio in cielo acquista, Ingiuria è ’l fine, ed ogne fin cotale O con forza o con frode altrui contrista (Dante), ha per fine la violazione del diritto, che può avvenire per violenza o frode ai danni altrui; per i. propose di rivolere quello che per parole riaver non potea (Boccaccio). 2. a. In diritto civile e penale, offesa recata mediante parole, atti, o mediante l’invio di scritti o disegni, all’onore o al decoro di una persona presente o con la quale si è in comunicazione postale, telefonica o telematica, perseguibile penalmente su querela dell’offeso: i. verbale, reale; i. grave. Nel diritto canonico e nella morale cattolica, in senso lato, violazione del diritto altrui alla fama, violazione considerata come delitto e peccato. b. Nell’uso com., senza preciso riferimento giuridico, offesa al nome, al decoro, all’onore altrui, con parole o atti oltraggiosi: fare i. al nome, all’onore di qualcuno; dire parole, fare un gesto d’ingiuria. In senso più concr., detto ingiurioso, frase fortemente offensiva: gli rivolse le i. più volgari; lo coprì d’ingiurie; si scambiarono atroci i.; dalle ingiurie passarono a vie di fatto. c. Per estens., atto o discorso o pensiero che implicitamente comporti un giudizio sfavorevole, tale da urtare la suscettibilità altrui: mi fanno i. supponendo che io abbia agito così per interesse, mi fanno torto, cioè, a pensarlo. 3. letter. Offesa, danno recato alle cose e alle persone da fatti naturali, dal corso del tempo, dalla sorte; per lo più al plur.: le i. delle stagioni; le i. del destino; mostrava nei lineamenti del volto le i. del tempo.

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    3. sproposito

      spropòṡito s. m. [der. di proporzionato, col pref. s- (nel sign. 1), quasi a dire «che è fuor di proposito, fuori di ciò che qualcuno si è proposto di dire o di fare»]. – 1. a. Atto avventato e inconsulto, tale da comportare gravi conseguenze, cui si è indotti dall’ira, dalla disperazione e sim.; soprattutto nelle espressioni fare, commettere uno s.; non so davvero che sproposito faccio, stamattina! (Pirandello). b. Atto, discorso, frase e sim. fatti o detti in modo del tutto inopportuno: è stato uno s. vendere la casa; smettila di provocarmi, se no mi fai dire degli spropositi! c. Errore, sbaglio, per lo più grave: uno s. di lingua, di grammatica; un discorso pieno di spropositi; uno s. madornale; hai detto un sacco di spropositi; egli giocando non facea che spropositi, de’ quali rimproverato ... rispose ch’era con la testa quattro leghe lontano (Casanova). 2. fam. Quantità eccessiva, esagerata, spec. con riferimento a consumi, valori in denaro, costi e spese: in questa casa si consuma uno s. di olio; ha mangiato uno s. di cioccolata, e ora sta male; con valore avverbiale, uno s., molto, esageratamente: il quadro è bello, ma l’ho pagato uno s.; la nuova automobile consuma uno sproposito. 3. A sproposito, locuz. avv., fuor di proposito, inopportunamente, in modo non attinente (contrario di a proposito, v. proposito): fare una cosa a s.; parlare, rispondere, interloquire a s.; parlava molto e sempre a s., una gaffe dopo l’altra (Palazzeschi).

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